di Vindice Lecis
“Diciamolo con chiarezza: la valanga di No è stata un voto per difendere la Costituzione unitamente a una critica esplicita alle politiche sociali messe in atto dal governo in questi anni”.
(Maurizio Landini è il popolare segretario generale della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, uomo di punta del sindacato nelle battaglie sociali e di questa, ultima, referendaria. Ora gira le fabbriche spiegando ai lavoratori il nuovo contratto delle tute blu, il primo unitario dopo anni. Fuoripagina.it lo ha intervistato)
Scampato pericolo quindi?
“Direi molto di più. La vittoria referendaria dimostra che per i cittadini italiani la Costituzione è una questione molto importante. In dieci anni l’hanno difesa in ben due referendum con governi di diverso segno. Ma non solo conta il risultato, eccezionale, ma anche il fatto che sia andata a votare una quantità impressionante di persone”.
Ben oltre le elezioni…
“Esattamente. Sei milioni di voti in più rispetto alle Europee confermano una voglia e una necessità di partecipazione. Ecco perché dico che si tratta di una grande vittoria democratica”.
Non è solo un pronunciamento sul semplice quesito?
“E’ evidente che si tratta anche di un critica molto forte ed esplicita alle politiche sociali del governo Renzi. Da parte di molti strati sociali a partire dai giovani e dei cittadini delle zone dove la crisi colpisce di più. Si tratta di persone che sentono respinta e negata la domanda di equità e eguaglianza”.
Pensa anzitutto al jobs act?
“Quella legge così negativa ha pesato molto nell’orientamento di larghi strati di opinione pubblica. Ha cancellato diritti e creato condizioni di precariato ricattabile. Ma penso anche alla cosiddetta buona scuola, al Salva Italia, ai miliardi di sgravi regalati alle imprese e nulla ai lavoratori. Su questi provvedimenti c’è stato un giudizio popolare molto negativo. Ed è stata bocciata quella logica padronale del governo di chi ritiene di poter fare ciò che vuole. D’altra parte quanto strumentale fosse la battaglia contro il bicameralismo lo abbiamo visto in queste ore”.
Ci spieghi.
“Tutto questo finto scandalo sulle lentezze delle leggi frutto del bicameralismo e del ping pong tra Camera e Senato si è già dissolto quando quest’ultima camera ha approvato invece, in pochi minuti, la manovra economica. La riforma costituzionale unita alla legge elettorale cambiava nel profondo le regole democratiche e peggiorava anche il sistema di rappresentanza”.
Bisogna cambiare la legge elettorale?
“Oggi è negata la rappresentanza dei cittadini che non hanno nessun potere di incidere nelle scelte. I deputati sono nominati”.
Colpa del sistema maggioritario?
“Bisogna prendere atto che il sistema proporzionale fu cambiato perché, si diceva, produceva corruzione. Non mi sembra che le cose siano cambiate o migliorate, anzi la corruzione oggi è una sorta di stile di vita. Il maggioritario ha creato situazioni incredibili”.
Faccia alcuni esempi…
“Il primo è il numero di cambi di casacca che non ha precedenti e ha agevolato fenomeni di trasformismo. Assistiamo a una compravendita continua. E i parlamentari non rispondono né ai cittadini né ai loro territori”.
Rimpiange il proporzionale?
“Bisognerebbe discuterne seriamente alla luce dei fallimenti attuali. Bisogna impedire quei premi di maggioranza che alterano la rappresentanza e applicare invece la Costituzione in ogni sua parte”.
In primavera si terranno i referendum della Cgil per ripristinare l’Articolo 18, abolire i voucher e garantire che le imprese sub appaltatrici paghino i contributi. Una bomba vera e propria dopo il jobs act
“La Cgil ha compiuto una scelta meditata. Mai nella sua storia lunga un secolo aveva raccolto le firme per indire un referendum. A questa si deve collegare la nostra proposta di legge di iniziativa popolare sui nuovi diritti, a partire da quello al lavoro. Il Parlamento ne discuterà e ci saranno anche i referendum”.
Un segnale alle forze politiche e alle istituzioni rappresentative.
“Vogliamo cambiare leggi sbagliate, vogliamo un nuovo diritto del lavoro e mettere al centro finalmente diritti fondamentali: quello alla salute, all’equa retribuzione, alla formazione, alla pensione. Questo è in capo a tutto. Chiederemo ai cittadini di intervenire per cambiare leggi sbagliate”.
C’è un collegamento quindi con il No espresso in difesa della Carta il 4 dicembre?
“E’ proprio la vittoria del No che ci consentirà di riconquistare dignità del lavoro e diritti. La gente capisce che il suo voto è importante, si riappropria di diritti e di conquiste dimenticate o abbattute. I diritti sono nella Costituzione e noi ne vogliamo la piena attuazione”.
Torniamo alla Cgil, lei ha sempre posto il problema di una maggiore democrazia interna.
“Credo che aver promosso i referendum e consultato un milione e mezzo di lavoratori e lavoratrici iscritti alla Cgil che hanno spinto in questa direzione sia un fatto importante di democrazia. Si tratta di un processo democratico senza precedenti. Certo nella Cgil si pone sempre il problema della gestione unitaria rispettosa del pluralismo delle idee. Lo faremo anche nella fase congressuale dove gli iscritti devono essere protagonisti”.
Ora avete il nuovo contratto dei metalmccanici.
“Stiamo tenendo le assemblee con i lavoratori. Non entrerà in vigore se non sarà validato dal loro voto. Federmeccanica ha accettato questa clausola. Un contratto positivo dopo un anno di dura battaglia, un passo avanti per i lavoratori. La strada è la ricostruzione di un nuovo rapporto democratico con i lavoratori. E ora prepariamoci alla nuova grande battaglia per riprenderci i diritti cancellati”.
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