











Di Vindice Lecis
L’orrenda contabilità dell’orrore segnata dagli oltre cinquantamila palestinesi di Gaza, massacrati dall’esercito di Israele
L’incapacità della nuova amministrazione Trump di costruire accordi impegnata com’è nella realizzazione di una nuova brutale egemonia.
Il disastro del governo Meloni, un esecutivo che sta rompendo la connessione costituzionale con i cittadini imponendo svolte autoritarie, devastazione nei diritti civili e sociali. Calpestando la giustizia, la scuola, la sanità e il lavoro. Aprendo le porte a un nuovo fascismo.
L’Europa che impone un mostruoso piano di riarmo e autorizza la follia del rafforzamento inquietante degli eserciti e in particolare di quello tedesco, a scapito del welfare. Una nuova austerità ed economia di guerra che reprime ogni forma di dissenso, esautora il parlamento e, come accade già nei Usa, mette il governo nelle mani degli oligarchi.
E poi, ci sono i referendum.
Una scommessa ardita voluta dalla più grande organizzazione sindacale italiana, la Cgil, per sanare la ferità della devastazione imposta da Renzi e Confindustria col jobs act. Una serie di leggi, molte delle quali cassate, che hanno facilitato i licenziamenti in cambio di risarcimento irrisori, fatto arretrare la Costituzione nei posti di lavoro e reso la precarietà come norma fondante dei rapporti di lavoro.
Una devastazione sociale, politica, antropologica figlia della colossale resa dei conti tra capitale e lavoro, tra padronato e sindacato. Un combinato disposto che mirava a devastare la Costituzione e che ha aperto le porte, prima a Draghi e alla sua feroce economia d’austerità e di guerra, all’inutile Gentiloni fino all’inquietante governo Meloni.
I referendum sono una forma di risveglio democratico, di rivalsa delle classi popolari. Un tentativo di riscrivere l’agenda politica rimettendo al centro dopo anni di lotte difensive, il lavoro e i diritti. Un tentativo forte di riportare avanti le lancette della storia dolorosamente rimaste indietro dopo le grandi stagioni di conquiste sociali e civili. Per la debolezza e l’arretramento anche delle forze del lavoro (pensiamo a che cosa è stata la Cisl in questi anni).
Il governo Meloni teme questi referendum. E ha impartito l’ordine del silenzio. Accucciate Rai e Mediaset. I giornali, i specie quelli che fanno un’opposizione da operetta al governo – vedi Repubblica – certo non si impegnano per portare la gente alle urne. Troppo forte era ed è il loro legame con quella stagione renziana così arretrata e reazionaria.
Cinque referendum, perché cinque sì.
Perché col Sì al primo quesito torna il diritto al reintegro se sei licenziato per giusta causa con il conseguente accrescimento delle tutele.
Perché col Si al secondo quesito che riguarda le piccole imprese il giudice decide un risarcimento senza limite, che invece oggi non accade.
Perché col Sì al terzo quesito viene finalmente messo un limite ai contratti a tempo: le aziende dovranno spiegarne i motivi e si metterà un freno alla precarietà.
Perché col Sì al quarto quesito si contrastano gli incidenti sul lavoro nella giungla degli appalti e subappalti: in caso di infortunio la ditta principale sarà sempre responsabile. Oggi non è così.
Perché col Sì al quinto quesito fa un passo avanti la civiltà giuridica dimezzando da dieci a cinque anni la possibilità della cittadinanza per gli stranieri in regola.
Il voto può dunque diventare una vera rivolta sociale per uscire dal mugugno qualunquistico (che piace molto anche a tanti pavidi intellettuali, scomparsi dal dibattito pubblico) e da una sostanziale sottovalutazione della pericolosità del governo più a destra che esiste in Europa, quello italiano.
Un segnale di riscatto anche contro il gabinetto di guerra e il riarmo. Perché il quorum così temuto dalla destra politica e padronale è anche un referendum per la pace, i diritti del lavoro, e la democrazia la cui fiammella sembra sul punto di spegnersi. Tra gli applausi della zona grigia che da sempre ammorba questo Paese.












Be the first to comment on "I referendum segnale di riscossa per cancellare le ingiustizie (e perchè il governo Meloni ne ha paura)"