La crisi della Torres, il calcio e Sassari distratta. A colloquio con il giornalista Andrea Sini

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di Vindice Lecis

Comincio io: Di Pasquale, Farina Brundu…

– Rotili, Manca, Sanna – replica Andrea Sini.

– Palmisano, Coghene, Gasbarra – proseguo.

– Demarcus e Canessa – concludiamo insieme.

Superato il primo esame di torresologia con una delle formazioni del 1981 del grande Vanni Sanna e con il mitico Rubattu presidente, scambiamo alcune impressioni sul destino della Torres, lontana parente di quella di alcuni decenni fa. Con la consapevolezza reciproca che a Sassari la Torres è cosa maledettamente seria e bisogna parlarne con cognizione di causa.

(Andrea Sini è un giornalista della Nuova Sardegna, si occupa di sport ed è presidente dell’Associazione Memoria Storica Torresina, colleziona magliette di calcio e basket e segue la meritoria Dinamo dei Giganti per il suo giornale. Il giorno del matrimonio con la sua Veronica ha assistito a una partita della Torres).

La memoria storica c’è. Ma è il futuro a spaventare. Povera Torres, certo ne ha passate tante ma ora, per il primo colore rossoblù di Sardegna, le cose si sono messe male. Catapultata per un grumo di illeciti in serie D, naviga nei bassifondi della classifica e la sua salvezza in questo campionato è appesa a un filo. Poco gente allo stadio, gestioni recenti assai allegre, arrivo di imprenditori grotteschi, pasticci amministrativi. Un certo declino e indebolimento della città e dei suoi gruppi dirigenti, procede di pari passo con il destino gramo della Torres, uno dei simboli della della città.

“L’onta della retrocessione non per demeriti sportivi ma per un illecito grida vendetta” dice Andrea Sini sconsolato

Mai così in basso.

“Abbiamo avuto altre situazioni negative e ci siamo sempre riscattati come le tre promozioni in cinque anni. La Torres ha carattere anche se la situazione è complicata”.

Figlia di situazioni societarie bizzarre. Ad esempio la gestione di Capitani.

“Quello ce lo hanno portato, presi a strozzo, non c’era alternativa. Purtroppo. La serie C è una macchina dai costi paurosi e nessuno voleva impegnarsi. Arrivò Capitani e, a seguire, illeciti e retrocessioni sul campo. Poi si è fatto avanti Piraino senza un soldo, ora Sechi fa quel che può, è sponsor. Speriamo di conquistare la salvezza sul campo. Povera Torres comprata con tre euro, piena di debiti e senza bilancio”.

Credo che rifletta la situazione della città.

“Non del tutto, perché allora la Dinamo con le sue vittorie?”.

Vero, ma perché nessuno mette mano al portafogli?

“In tutta franchezza, questo calcio somiglia a una fogna: violenza, corruzione, fuga del pubblico, fragilità societarie, inchieste. Un imprenditore ci pensa tante volte prima di impegnarsi. E queste deviazioni sono la norma nelle serie inferiori”.

Spiegami.

“La serie C o la D scimmiottano i campionati maggiori. Si muovono personaggi incredibili ed emergono contiguità con ambienti opachi”.

Il pubblico guarda scettico.

“Certo non so dare torto a chi si allontana. Ma ci sono le condizioni per una svolta. L’importante è che i sassaresi vedano un progetto che produca risultati sul campo. Il progetto va costruito con le imprese, con le personalità cittadine, tutti devono occuparsene. Voglio aggiungere che un contributo enorme lo può dare il pubblico. Perché lo zoccolo dei tifosi esiste e resiste nonostante tutto, c’è un fuoco che cova. E noi come Memoria storica torresina faremo la nostra parte. Non c’è storia della città senza la rinascita della Torres. Come un indistruttibile cordone che lega generazioni senza mai spezzarsi”.

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