Una manovra economica fantasma con una voragine nelle entrate, cifre ballerine e la bufala della rottamazione di Equitalia: i fuochi d’artificio per vincere il referendum

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di Vindice Lecis

I fessi che hanno pagato le tasse guardano in questi giorni con un misto di invidia e malcelata rabbia a coloro che, per scelta gaglioffa o per reale necessità, non lo hanno fatto. Ora quei fessi onesti, numerosi tanto da sostenere la spesa pubblica per sanità, scuola e sicurezza anche per chi non versa un euro alla fiscalità generale, si chiedono sgomenti che cosa mai abbiano fatto a questo Paese che, invece di apprezzarli (e diminuire le tasse sul lavoro, unica strada da seguire), li tratta da idioti. Perché c’è un governo, l’ennesimo, che propone invece sconti sulle cartelle o trovate come le  norme-Corona (dal nome del tizio tatuato che ha nascosto 1,7 milioni di euro in contanti e in nero nel controsoffitto pur di non pagare tasse).

La fiera delle balle e degli imbrogli di Renzi e del suo governo pare comunque debba continuare sino al 4 dicembre: via col ponte sullo stretto, con l’inutile visita crepuscolare da Obama, con le norme salva evasori, con i bonus a ogni essere vivente e votante che si muova in Italia. E persino con l’annunciata abolizione di Equitalia, l’ultima delle mirabolanti promesse in chiave berlusconiana, per arraffare un po’ di voto di pancia.

Ma su Equitalia ogni giorno cambiano le carte in tavola. Nei termini in cui è stata presentata la sua rottamazione nella conferenza stampa monologo del premier, non si parla nella manovra presentata a Bruxelles. Per la verità, ma non ditelo – mi raccomando – alla grande stampa ipnotizzata dall’energico premier poichè concentrata su Virginia Raggi, la manovra di fatto non esiste. E’ ancora un insieme di slides, concetti da twitter, battute su facebook, smozzicate dichiarazioni del tristissimo Padoan e del rutilante Renzi: non ci sono tabelle, mancano le relazioni e le poche cifre cambiano miracolosamente all’ultimo momento. Persino Bruxelles, non ostile al governo renziano nonostante le apparenze, ha fatto un po’ di storie: ma come, hanno detto i tecnici guardando quelle scarne paginette planate sui loro tavoli, queste non erano le cifre che avevamo pattuito!

C’è da chiedersi: ma che cosa ha approvato il governo nel corso del consiglio dei ministri lampo del 15 ottobre? Intenzioni, desideri, paccottiglia propagandistica, numeri messi a casaccio. Prendiamo ancora Equitalia, bazooka elettorale di prim’ordine. L’incasso previsto dal condono delle cartelle Equitalia secondo le promesse renziane prevedeva 4 miliardi di gettito. Nel Draft budgetary plan spedito ai burocrati di Bruxelles si parlava più prudentemente di 3. Ora il Tesoro ammette che al massimo la norma farà incassare 1,8 miliardi.

Intanto i contribuenti hanno smesso di pagare, ammettono a Equitalia. I cittadini, spesso vessati, sperano che un allegro coniglio esca dal cappello e li salvi in qualche modo. Intanto aspettiamo qualcosa di certo anche da quella confusa nebulosa che prevede la sanatoria di soldi all’estero, nuovi condoni di contanti in nero e altre amenità. Vecchie, vecchissime ricette da far impallidire la finanza creativa di Tremonti. Intanto, nel silenzio inerte di Mattarella, chi paga sono sempre i soliti e Renzi pensa unicamente a vincere il referendum.

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