Bersani definito “incendiario” per aver detto che il “Pd di Renzi è finito” e che il partito è pieno di trasformisti. Si può pensare male delle primarie inquinate?

Pierluigi Bersani durante la convention della minoranza del Partito Democratico, "A sinistra nel Pd, per la democrazia e il lavoro: l'Italia può farcela", Roma, 21 marzo 2015. ANSA/ ANGELO CARCONI
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di Vindice Lecis

Gli ultras renziani, appoggiati dagli zuavi “diversamente renziani” che sono sempre i più accaniti, hanno definito Pier Luigi Bersani un “incendiario”. La definizione, se pensiamo all’ex segretario, è una sorta di ossimoro. Al massimo strappa un sorriso,  dato che Bersani è considerato da tutti un pacato gradualista, un riformista emiliano ben lontano dalle asprezze ferrigne, ad esempio, di un Massimo D’Alema, diciamo. Che cosa ha detto dunque di così eversivo l’ex leader democratico da far scattare la canea renziana? In un’intervista ha dichiarato che il Pd di Renzi “è finito” chiedendo che il prossimo segretario “lo scelgano gli iscritti”. Ha aggiunto che “il film delle Europee è finito” e che quel dato “era un’amichevole” perché inquinata dai voti della destra. Bersani non pensa a un’altra Cosa più o meno rossa e, infatti, ritiene e che “la Ditta è il centrosinistra di cui il Pd deve essere la principale infrastruttura”.

Un accenno di pensiero libero o critico, ogni increspatura, un refolo di dibattito non è gradito dalla plumbea corte renziana. Non è bastato dire che le primarie andrebbero utilizzate per rinsaldare la coalizione (che in realtà non esiste più). L’assalto è stato così durissimo. Certo, ha pesato che Bersani abbia messo il dito nella piaga evidenziando ciò che è chiaro ed evidente a tutti: che cioè “in mezza Italia siamo troppo permeabili a fenomeni che come minimo chiamerei di trasformsimo”. Che cosa sia il partito del capo dal torcicollo autoritario e oligarchico, lo dimostra la situazione di Roma. Nonostante il Pd sia stato travolto, annichilito dalle urne “non si è fatta nemmeno una riunione e non si è dimesso nessuno”.

Bersani voterà No al referendum. La revisione dell’Italicum affidata alla commissione presieduta dal vice segretario Guerini, parte già con l’handicap: prima del voto del 4 dicembre non farà nulla se non produrre qualche chilo di carte e molte ore di chiacchiere. Utilizzando la signorile disponibilità del gentile Gianni Cuperlo – che appare fuori luogo in una tenzone così aspra – la maggioranza renziana voleva e vuole spaccare la già tentennante minoranza del partito. Per questo Bersani ha usato una certa energia nel criticare il “suo” segretario, addirittura sfidandolo a non usare con lui  l’invito “a stare sereno”.

Lo hanno attaccato duramente Bersani. Orfini, Marcucci e altri del club del Capo hanno parlato di “campagna d’odio” e  di un Bersani “incendiario”. Appare davvero così rivoluzionario tornare a far eleggere il segretario eletto dagli iscritti e non da quella inquinata melassa delle primarie, a volte inquietanti, dove votano tutti, dal militante ai verdiniani fino a intere comunità di stranieri?. Una parte consistente del Pd dunque voterà No trovandosi ancora di più privo di cittadinanza in una forza politica squassata da una spaventosa modificazione genetica che si chiama Partito della Nazione, figlio del partito liquido e a vocazione maggioritaria di Veltroni.

Forse però, a ripensarci bene, Bersani qualcosa di eversivo lo ha detto. Come quel bambino della fiaba di Andersen ha osato affermare durante la parata militare che “il re è nudo”. Vabbè, sarà anche nudo il re, ma il problema è che questa nudità è talmente vistosa che la minoranza Pd dovrebbe trarne le conseguenze.

ps: avevo dimenticato una cosa. Gli attacchi rivolti all’altro esponente della sinistra che proviene dal Pci e che, quindi Renzi-Boschi-Guerini-Lotti-Franceschini-Serracchiani detestano: D’Alema. Visti i sondaggi dove i giovani premiano di gran lunga il No, ha detto che gli anziani over 65 che sarebbero invece per il Sì, devono pensarci bene per non lasciare un’Italia peggiore ai nipoti. Per questo lo hanno crocefisso. Per cui il l’ex presidente del Consiglio, che rovina le notti al premier, ha spiegato di aver voluto “solo rilevare che la riforma Renzi-Boschi, presentata come espressione di un’Italia giovane e proiettata verso il futuro, raccoglie un consenso maggioritario nelle classi di età più avanzate, come registrano tutti i sondaggi”. D’altro canto ha aggiunto, “è stato il presidente del Consiglio che ha ripetuto infinite volte che bisogna impedire ai “vecchi” di ritornare, senza che nessuno abbia fatto l’offeso”.

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