Muledda (Rossomori) furioso: Pigliaru non è in grado di fare il presidente, giunta regionale inadeguata. Per questo ce ne andiamo dal centro-sinistra

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail

di Vindice Lecis

Pigliaru? Non è in grado di sintonizzarsi sulle esigenze del popolo. E’ prigioniero di un atteggiamento e di una cultura elitari, preda di linguaggi gergali, incapace di rapportarsi con i partiti che lo hanno votato in nome di una presunta superiorità. Come presidente non ha quelle capacità che sono necessarie e lo definirei centralista, liberista e darwinista sociale”.

(Gesuino Muledda è il fondatore e presidente dei Rossomori, forza di sinistra fuoriuscita dal Partito sardo d’azione che si rifà a Gramsci e Lussu. Viene dal Pci, è stato assessore regionale in passato. Il suo partito ha due consiglieri regionali e da oggi 7 dicembre è uscito dalla maggioranza di governo della Sardegna  e l’assessore Elisabetta Falchi si è dimessa dall’incarico)

Perché avete lasciato la maggioranza?

“Direi meglio la coalizione, perché siamo in presenza di un arretramento culturale enorme sulle questioni dell’autonomia e del programma condiviso”.

Avete atteso l’esito referendario…

“Da tempo eravamo critici di fronte a un progetto centralistico. Il vero nodo sta nella trasformazione terribile che ha avuto il Pd”.

Trasformazione da che cosa?

“Dalla sua originaria ispirazione che, almeno a parole, presupponeva in Sardegna il permanere di due culture politiche di chiara ispirazione autonomistica”.

E invece?

“Invece ora abbiamo di fronte un partito totalizzante che ha tradito ogni ispirazione sardista e autonomistica. Nulla ha a che fare con i Gramsci, i Laconi, i Cardia o Lussu. Una mutazione genetica nel senso più profondo, un tradimento della cultura autonomistica sarda che riporta la politica non agli anni cinquanta ma ancora più indietro”.

Il suo è un atto d’accusa molto severo…

“Avrei da dire molto di più. Costoro possiedono un livello di corruzione mentale che li spinge a occupare ogni angolo di potere libero. Una macchina che elimina i corpi intermedi, distribuisce favori e prebende e incarichi. Le persone si devono umiliare davanti a loro”.

Per questo avete lasciato l’alleanza con il Pd?

“Appurato che tra noi e loro c’era incompatibilità abbiamo tolto il disturbo. Contesto che il Pd sardo in futuro possa mantenere il ruolo federatore dell’alleanza di centro-sinistra. Quella formula è finita e quel ruolo il Pd lo ha perso. Io non gli riconosco quella funzione”.

Sarete alternativi al Pd?

“La nostra è una scelta strategica di fondo. Il bipolarismo, ammettendo che sia esistito mai, è finito. In Sardegna ci saranno almeno quattro grandi aggregazioni e noi lavoriamo per una federazione tra i rossomori, i sardisti, gli indipendentisti e le sinistre”.

E Maninchedda che si dice sovranista?

“No, lui no. Tra lui e Raffaele Paci non saprei chi scegliere, in negativo intendo”.

A questo punto dovete anche ipotizzare un programma alternativo.

“Cominciamo a occuparci delle condizioni drammatiche della Sardegna. Ci rendiamo conto che 107 mila famiglie sono in stato povertà? Vuol dire 400 mila sardi, immaginiamo una doppia fila di persone sulla Carlo Felice da Cagliari a Sassari! Non sanno cosa mangiare… Serve un nuovo modello di sviluppo e una nuova classe dirigente”.

Se ne parla da decenni col risultato che ci siamo dovuti affidare a una giunta di professori…

“Che non sanno o non capiscono i drammi dell’isola. Partiremo dal contrasto alla povertà per creare occasioni di crescita, anche piccola ed evitare la dispersione, il disfacimento delle nostre comunità. Dunque operare con azioni mirate sulle terre pubbliche abbandonate e spingere per insediamenti produttivi, microfliere per le zone interne, il rilancio degli usi civici. La difesa dell’apparato industriale residuo. Anche per l’energia possiamo scegliere senza svendere i territori a poteri che fanno la fortuna di discutibili mediatori. E dobbiamo mettere al centro anche i trasporti”.

Punto dolente della Sardegna.

“Ma questa giunta ci ha messo di suo. Deiana è l’assessore che ha prodotto di meno, una burletta… aspetta solo che gli diano l’autorità portuale per andarsene”.

Ne è sicuro?

“Ma è scritto da tempo su tutti i giornali. Cosa ha fatto la giunta di fronte all’economia del nord ovest che sta collassando anche grazie al precipizio in cui è caduto l’aeroporto di Alghero?”.

Torniamo alla severa sconfitta referendaria per governo e giunta.

“Ha messo in mora una classe politica che non vede i problemi che vive la Sardegna e quindi non ne individua le soluzioni. Ma è stata anche una sconfitta di un certo collateralismo al Pd e ai poteri che riguarda molti, anche l’informazione, una sorta di rovellismo di ritorno”.

Dobbiamo aspettarci dunque una nuova aggregazione politica?

“Noi vogliamo federare e ci rivolgiamo a quanti si riconoscono nel sardismo primigenio, vogliamo un polo sardista, socialista azionista per costruire una forza di governo e sollevare la Sardegna dal declino”.

Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda sarà un vostro interlocutore?

“Lui si vuole impegnare con Pisapia ma per sostenere il Pd. In questo referendum ha servito Renzi. Come posso giudicare un uomo che non si schiera in una battaglia decisiva di resistenza per la Costituzione e lo Statuto d’autonomia?”

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail

Be the first to comment on "Muledda (Rossomori) furioso: Pigliaru non è in grado di fare il presidente, giunta regionale inadeguata. Per questo ce ne andiamo dal centro-sinistra"

Leave a comment