Istruzione gratuita, obbligo scolastico a 18 anni. E basta col modello azienda. Intervista a Francesco della Croce (Fgci)

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di Vindice Lecis

Finalmente c’è qualcuno che ha il coraggio di proporre di elevare l’obbligo scolastico fino a 18 anni. Che occorre abolire quella rivoltante alternanza scuola lavoro, stile Confindustria per fare panini e patatine fritte da Mc Donalds. Che propone l’azzeramento dei finanziamenti alle paritarie e alle private in conformità all’articolo 33 della Costituzione. E che chiede l’abolizione della cosiddetta “buona scuola” renziana, un concentrato di autoritarismo, precariato, e premialità da bonus. In pratica, bisogna tornare al diritto allo studio in forma gratuita.

Francesco Valerio della Croce è il neo segretario nazionale della Federazione giovanile comunista, storica e gloriosa organizzazione appena ricostruita insieme al nuovo Pci. “Dobbiamo invertire la tendenza di questi anni tragici – spiega – fatta di arretramenti sul piano dei diritti, della cultura, della democrazia. La scuola è il banco di prova delle politiche neo liberiste. Nel settore dell’istruzione hanno fatto il laboratorio per la distruzione della scuola pubblica”.

La vostra è una critica radicale.

“Per questo abbiamo presentato un progetto di vera riforma che s’incardina sull’idea di un’istruzione per tutti, gratuita, accessibile, critica e di qualità”.

Questa è la speranza di tutti. Ma voi che cosa proponete?

“Abbiamo individuato una serie di punti irrinunciabili per una vera svolta nell’istruzione e nell’Università. A partire dall’abolizione della buona scuola”.

Che secondo voi non funziona…

“E’ un disastro. A partire dalla figura del preside manager che ha funzioni di reclutamento e di premialità discrezionale. Una cosiddetta riforma che si basa sui bonus, sull’idea da respingere di una scuola come azienda e che ha creato il caos nelle assunzioni, dove la precarietà e l’arbitrio sono sempre al centro”.

Cancellata la riforma renziana resta però da ricostruire.

“Certamente. Anzitutto eleviamo l’obbligo scolastico a 18 anni, una norma di civiltà contro l’abbandono e la fuga dalle scuole. Per questo serve la gratuità e l’accessibilità per tutti. Non solo per chi se lo può permettere”.

Sull’alternanza scuola lavoro che cosa proponete?

“Così com’è concepita è un obbrobrio. Proponiamo veri percorsi volontari retribuiti per studio e per lavoro. Gli studenti che ne faranno richiesta potranno accedere a queste attività presso enti pubblici o privati, si tratta di formazione professionale ma non gratuita: dovrà secondo noi essere retribuita con 6 euro netti all’ora per un massimo di duecento ore accumulabili nel triennio”

In questi anni le scuole private e paritarie hanno vissuto con i fondi pubblici.

“Una stortura da abolire. Bisogna abolire quei finanziamenti e dirottarli verso la scuola pubblica per renderla accessibile a tutti”,.

Anello decisivo è anche il ribaltamento dell’idea di università che è passata in questi anni.

“E’ vero, se pensiamo che dal ministro Ruberti in poi, abbiamo assistito al suo smantellamento. Oltre venticinque anni di aziendalizzazione dell’Università che, con la cosiddetta autonomia, ha dovuto dare la caccia ai finanziamenti per non morire. Creando così atenei di fasce diverse con enormi disparità. L’istruzione universitaria oggi sembra andare ancora verso un’impostazione sempre più elitaria e classista.Serve quindi rendere gratuita l’università”.

Complicato a guardare quanto investe lo stato …

“Solo lo 0,8% del Pil contro una media Ocse dell’1,4%. Noi chiediamo un biennio di lavoro retribuito dopo la laurea per mansioni conformi al corso appena compiuto in strutture dello stato, pubblica amministrazione ed enti pubblici. E poi basta familismo, clientelismo e finirla con i fondi alle università private”.

Servirebbe una spinta forte dal basso, che non si vede.

“Ci sono grandi difficoltà a far avanzare un movimento di massa nelle università. Manca un’organizzazione politica che possa unificare e costruire lotte. Ora esiste una eccessiva passività che a volte esplode nella rabbia. Dobbiamo trasformare il potenziale in un conflitto vero”.

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