Elezioni a Sassari: la disperata favoletta del Pd buono e di quello cattivo

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail

di Vindice Lecis

Accadrà così. Che un bravo e stimato magistrato come Mariano Brianda sarà infilato nel ventilatore per dimostrare che a Sassari – e ovunque – c’è un Pd buono contrapposto a un Pd cattivo, a quella bad company dei soliti noti uomini di potere.

Ma si tratta di una rappresentazione grottesca. Come quell’altra storia, ridicola, che al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, sia stato impedito di governare dai cattivi – che sarebbero o sono anche tali, ma sono tutti accucciati nello stesso partito – assolvendolo dagli evidenti limiti di governo, politici  e financo caratteriali.

Le responsabilità principali della vittoria della Destra in Sardegna e del disfacimento di una qualsiasi ipotesi di sinistra sono totalmente in carico al Pd e ai suoi cespugli, ansiosi di raccogliere briciole e ammalati di subalternità.

Un partito che ha sostenuto austerità e liberismo, tentato di scardinare la Costituzione, devastato la scuola pubblica, distrutto le tutele del lavoro porta in primo luogo la responsabilità dell’avanzata delle forze reazionarie. E non ha l’autorità morale di porsi come alternativa a nulla. Sorprende allora come ci siano ancora persone che – in nome della lotta all’Uomo Nero – si prestino a operazioni sorprendenti, candidandosi nelle liste del Pd magari dopo un piccolo trascorso da sindacalista per salvarsi l’anima, come è accaduto nelle recenti regionali. E come sta per succedere nelle Europee (tra Cacciari, Calenda, Pisapia e altri sodali), illusi da Zingaretti come lo sono stati abbagliati da Renzi.

Veniamo dunque alle nostre questioni. In un’intervista assai interessante rilasciata sulla Nuova Sardegna alla giornalista Daniela Scano, il magistrato Mariano Brianda rivela che sarà un probabile candidato alle elezioni comunali sassaresi in qualità di primo cittadino. Ma detta le sue condizioni: la “piena autonomia del sindaco e della giunta dai partiti”, la scelta degli assessori fatti da se stesso medesimo, e una consultazione ininterrotta con la città. Tutte cose belle, anche se questo brandire lo schifo verso i partiti (che sono quelli che ti candidano, cercano i voti e pagano i manifesti, affiggendoli anche) sia un principio populista che a me non convince. L’elezione diretta del sindaco la considero infatti per come è stata utilizzata, come una prima forma di degenerazione democratica, la trasformazione dei primi cittadini in autentici podestà che rispondono solo al “popolo”. Intoccabili, infallibili. E i consigli comunali?

Poi arriviamo alla sostanza. Io non credo che il Partito democratico faccia beneficienza. Che scelga di candidare – se sarà Mariano Brianda – un uomo al di fuori degli equilibri di un partito ormai declinante. Infatti così non sarà. Il Pd chiederà il conto. Lo si capisce da un’altra risposta di Brianda dove conferma che il suo ruolo di “garanzia attiva” viene declinato come forma di atteggiamento “superpartes“.

E’ possibile essere superpartes? Il sindaco sceglie, indirizza, propone. E’ parte in causa. In una parola: governa. Altro che superpartes. Non è un caso che Brianda poi aggiunga di voler fare “il garante degli equilibri interni, del Pd e di tutta la coalizione”.

Credo che la figura, umana e morale, di Mariano Brianda sia naturalmente indiscussa e rispettata (lo conosco da quattro decenni e ci tengo a ribadire la mia personale stima). Così come la sua formazione, il suo lavoro, il suo impegno nel sociale. Ma accettare di impegnarsi in un centrosinistra che è già una federazione di cacicchi, addirittura proposto dal Pd è velleitario oltre che una contraddizione insopportabile. Almeno per me.

Da un sindaco con idee così decise, mi aspetto allora subito un giudizio netto sull’amministrazione Sanna e se il suo progetto di governo sarà di evidente discontinuità. In caso contrario si ripeterà il film di cinque anni fa: Nicola Sanna quello del Pd buono, portato sulle spalle da una folla osannante (per chiarirci: l’ho votato a quelle strane primarie e alle elezioni vere appoggiando la coalizione di centro-sinistra, errore che mai più farò) contro quei satrapi del Pd cattivo, sconfitti di un’incollatura ma non domi.

Gramsci ci spiegava come i partiti non siano neutri:  “se è vero che i partiti non sono che la nomenclatura delle classi, è anche vero che i partiti non sono solo una espressione meccanica e passiva delle classi stesse, ma reagiscono energicamente su di esse per svilupparle, assodarle, universalizzarle” (Passato e Presente, quaderno 3). Altro dunque che ingenui proclami sul “dettare le regole” mentre così si “esalta la grandezza della classe moritura” (cit. Gramsci).

Ps.mi si chiederà, giustamente: e la Sinistra? Ho l’impressione che questo sia un giro assai problematico.  Non ci sono forse le condizioni per costruire un ampio fronte civico-progressista e autonomista – senza e contro il Pd e le destre, facce della stessa medaglia  – per una reale alternativa. Perché molte formazioni – dalle liste civetta ad altre – vedono il loro ruolo solo al fianco o sotto il Pd. E considerano avventuroso, “identitario” e poco conveniente costruire qualcosa di nuovo. Già, la convenienza… Sono subalterni, furbacchioni e trasformisti. Alla loro sinistra non guardano. Ma non tutto è perduto. A Cagliari qualcosa invece si sta muovendo.

Poi abbiamo le autocandidature ora alla ricerca di generosi portatori d’acqua dopo che hanno scelto sindaco, programma e candidati. Non è politica ma velleitarismo. Troppo tardi, “costruttori di soffitte”.

 

 

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail

Be the first to comment on "Elezioni a Sassari: la disperata favoletta del Pd buono e di quello cattivo"

Leave a comment