Governo Draghi, l’idea unica tra atlantismo, finanza e lor signori

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di Vindice Lecis

Chiamiamo le cose con il loro nome. Questo governo offende il concetto stesso di unità nazionale, è invece un esecutivo di restaurazione, filo padronale, succube delle pulsioni finanziarie e liberiste. Un governo pericoloso che sospende il libero confronto, che costruisce un’idea unica, quella del conformismo del pareggio di bilancio, dell’austerità. Del più ottuso atlantismo.

Non nasce da una congiura di palazzo ma da una manovra dei circoli finanziari più retrivi, particolarmente sensibili nello stroncare pulsioni persino flebili che riguardano la tutela del lavoro. Manovra sollecitata e innervata sulla Confindustria, sulla grande stampa e su partiti che si sono prestati a fare da collante. Dietro il paravento della Nuova Ricostruzione ci sono tutte le forze politiche presenti in Parlamento con l’esclusione della destra filo fascista della Meloni, ma in realtà non così distante data la sua collocazione europea, e della pattuglia sfibrata di quella che era Leu. Lega e Pd, con Forza Italia e M5S insieme significa una resa della politica. Significa che hanno la stessa idea di crescita, sviluppo, uso dei fondi pubblici e di quelli europei. L’identica idea di scuola, di sanità, di etica, di diritti civili e sociali.

Una melassa indigesta, un miscuglio di interessi pericolosi.

I partiti sono la nomenclatura delle classi spiegava Gramsci, In questo caso i partiti – se così possiamo chiamarli – confermano la loro vocazione al trasformismo perché in realtà rappresentano con nomi diversi le stesse viete ricette, gli stessi programmi conservatori.

Conte ha avuto il torto di essere riuscito a ottenere una cifra notevole di aiuti europei, il recovery stanzia 210 miliardi in sei anni. Ma nella testa di Renzi e Confindustria, dei circoli finanziari di Parigi, Berlino e di Bruxelles, quei soldi dovevano essere gestiti da altri. Chi mai avrebbe fatto cadere un governo in piena pandemia con una sanità a pezzi se la posta non fosse stata così alta? L’arrendevolezza di Mattarella che aveva già pronta la soluzione Draghi, il salvatore della Patria, dimostra che quella soluzione che piaceva a Bce, Fmi, Ue era pronta. Renzi ha fatto ciò che gli hanno chiesto: portare la destra al governo, far tornare Berlusconi e Salvini nelle stanze del potere.

Il discorso di Draghi sull’amore per l’Italia non ha credibiità. O ha la credibilità che può avere un banchiere aduso a trattare stati e governi come tessere di un mosaico. Pensava certamente all’Italia di lor signori. Parlava pietisticamente di “figli e nipoti” ma in realtà pensava a cabine di regia, a generiche resilienze, al parlamento come orpello onorifico al massimo “da informare”.

Un governo, quello di Draghi a trazione nordista, disinteressato al Sud e duramente segnato da una inadeguata presenza femminile (e le donne presenti sono il fior fiore dell’insulsaggine reazionaria e dell’ignoranza più crassa). Con ministri imbarazzanti come Brunetta. Ma se andiamo a vedere bene notiamo ben altro e cioè ministri espressione del potere industrial-fiananziario: l’ex direttore di Bankitalia Daniele Franco all’Economia, l’ex ad di Vodafone Vittorio Colao all’Innovazione, l’uomo di Leonardo che si occupa dei settori aerospaziali e difesa Roberto Cingolani alla transizione ecologica, il leghista del pareggio di bilancio e odiatore dei medici di famiglia Giorgetti allo sviluppo economico.

No, non mi piace un presidente del Consiglio che nel suo discorso non cita mai la Costituzione, l’antifascismo, che conferma come intoccabili i fondamenti del pareggio di bilancio, il fiscal compact, che nell’orizzonte della sua politica ribadisce l’incrollabile fiducia nell’atlantismo. Conferma la vocazione alla sovranità limitata, alla collocazione mai autonoma rispetto ad altri interlocutori.

Questa scelta umilia l’Italia, allontana le trasformazioni per ridurre le diseguaglianze, rende i partiti patetici stracci inutili.

Gli applausi scroscianti che stanno accompagnando Draghi – e prima di lui Berlusconi, Monti e persino Renzi – gettano un’ombra pietosa sulla dignità della grande informazione e sul conformismo pericoloso che non rende onore alla storia migliore dell’Italia. la lunga transizione prosegue verso strade sbagliate e pericolose.

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