La Costituzione è salva. E non confondiamo il destino del Pd con quello dell’Italia

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di Luisa Sassu

La Costituzione è salva. Viva la Costituzione. E tuttavia, nel dibattito surreale di questi giorni (alimentato da un’informazione che non adempie al proprio dovere) sulla vittoria schiacciante ed inequivoca del NO alla revisione costituzionale del governo Renzi, si continua a tenere in ombra il vero ed unico oggetto della contesa referendaria: la Costituzione.  Prosegue la narrazione sul destino di Renzi e del “suo” PD, spesso irresponsabilmente confuso col destino dell’intero Paese.

 Un enorme “fuori tema” da cui emerge, in tutta la sua gravità, l’autoreferenzialità di una classe politica che da troppi anni sopravvive ai problemi concreti del Paese perché ha potuto occupare i posti di comando senza mai entrarvi in contatto.

La politica, da tempo immemorabile, ha perso la sua funzione di rappresentanza e negli ultimi anni, anziché affrontare questa crisi di rappresentatività, l’ha trasfusa cinicamente nelle leggi elettorali, formalizzando i meccanismi autolegittimanti che tolgono peso al voto popolare per affidarlo alla cooptazione e alla nomina. Questo era, in sintesi, il Porcellum, non a caso smantellato dalla Corte Costituzionale con la nota sentenza 1/2014, e questo è l’Italicum (un Porcellum al cubo) su cui la stessa Corte Costituzionale si pronuncerà il prossimo 24 gennaio.

 Ma ai nostri “democratici” non bastava l’Italicum, volevano costituzionalizzare l’autolegittimazione della classe politica negando l’elettività a suffragio universale e diretto dei senatori: il famoso combinato disposto che avrebbe ridotto il Parlamento ad una appendice del Governo con la “nobile” motivazione di “razionalizzare i processi decisionali” … come se le Istituzioni di rappresentanza fossero il consiglio di amministrazione di un’azienda! In questo quadro, la crescente astensione dal voto viene elevata a sistema. Con tanti saluti alla qualità della democrazia.  Ma il NO ha stravinto al referendum e l’astensione ha perso: clamorosamente.

 La Costituzione è salva. Viva la Costituzione. Voglio sottolinearlo ai tanti sedicenti democratici e ai tanti sedicenti di sinistra: anche stavolta, checché ne diciate, la Costituzione ha arginato una deriva autoritaria. E il popolo sovrano ha dimostrato che i processi decisionali passano dal pieno esercizio del diritto di voto, con la speranza che la politica e le istituzioni rappresentative si occupino, finalmente, dei suoi problemi concreti.  Perciò, una sinistra che voglia rifondarsi ed essere competitiva deve partire da qui, dalla funzione e dal valore della Costituzione e da una riflessione severa su tutti quei Sì che criticavano anche duramente i contenuti della revisione costituzionale, ma la consideravano necessaria per avviare un cambiamento.

 Ecco, in questo ragionamento di apparente buon senso c’è la spia di un percorso smarrito, di un’identità persa. Poiché affermare che la Costituzione deve essere cambiata con una revisione “purché sia” significa aver dimenticato che la Costituzione ha un valore storico, politico e giuridico che non consente approssimazioni.

 La forza della Costituzione sta nel riconoscimento della sua superiorità gerarchica, nella sua funzione di legge fondamentale e di parametro della legittimità di tutto l’ordinamento giuridico. Se le si nega questa funzione, la Costituzione diventa fragile, e quando ciò è accaduto la politica ha generato mostri che credevamo di aver definitivamente consegnato alla storia.

La Costituzione è salva. Viva la Costituzione.

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