Ospitone, Ollolai e il valore civile di una cittadinanza onoraria (grazie a un libro)

I luoghi di Ospitone
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di Vindice Lecis

Noterelle attorno alla cittadinanza onoraria concessami dal comune di Ollolai e di altre cose. Tutto merito del libro Hospiton (Condaghes) e di amministratori sensibili.

Qualche ora prima della seduta solenne del consiglio comunale di Ollolai, insieme al sindaco Efisio Arbau mi reco a rendere visita al signor Vito Casula, un sulcitano che è stato il primo ad acquistare e a ristrutturare “la casa a un euro”. Più che altro un rudere mentre ora, dopo la cura, è una vera e grande abitazione su due livelli, rimessa in piedi in modo magistrale utilizzando imprese e maestranze locali. Casula l’abiterà con la moglie per molti mesi all’anno. D’altra parte stare a Ollolai ha i suoi pregi: “la vita è semplice e senza stress. E poi – aggiunge Casula – anche se il clima è freddo, non ho più dolori alle ossa”.

Arriva anche don Filippo, da vent’anni parroco di Ollolai, un dorgalese sanguigno e bonario, d’animo generoso. Tra qualche mese lascerà la guida del gregge d’anime e si godrà il meritato riposo. Benedice la casa e dona una Bibbia. Questa storia delle case ad euro è davvero una questione seria: dopo la promulgazione del bando, le domande arrivate sono già 120 e, certamente, il numero degli edfici da rimettere in sesto di gran lunga inferiore. Si tratta però di un atto concreto contro lo spopolamento che, anche qui, sanguina sotto feroci unghiate di crisi e malessere con i giovani costretti a emigrare.

Il tempo di brindare con un moscato ed è l’ora di correre nell’aula consiliare. A Ollolai tutto è vicino, percorro le strade scoscese incassate tra case di granito, e arrivo nella grande piazza Marconi dove stanno già accumulando la legna per il fuoco. L’indomani, sabato, comincia Cortes Apertas.

A Ollolai ho ricevuto il riconoscimento più bello ed emozionante della mia attività d’autore di romanzi storici. Perché raccontando le gesta di Ospitone e delle popolazioni barbaricine in perenne lotta col potere centrale – in quel caso “bizantino” – ho fatto rivivere radici antiche non ancora essicate.

Ospitone l’ho raccontato insieme ad altre figure storiche – come il duca Zabarda, il vescovo di Carales Gianuario, il grande papa Gregorio – e a personaggi frutto della mia fantasia – la moglie Nispeni, il luogotenente Assada, l’amico Nercau, il figlio Sardo, il soldato Costantino, la maga Karitti – nella sua dimensione estranea al mito. Che tutto infatti falsa e confonde. Ospitone certo ribelle ma pragmatico. Ospitone sicuramente pagano ma capace di convertirsi pur di federarsi con i “romani”. Ospitone marito tenero ma anche guerriero temibile.

D’altra parte il romanzo storico ha una sua qualche utilità quando unisce i fili sparsi di memorie lontane e di documentazioni carenti. Ospitone era eroe di Ollolai-Alalè ma le civitates barbariae tutte erano la sua casa. Da Orotelli a Lula, da Olzai a Seulo a Tonara. Ci chiediamo perche’ passato dalla guerra manovrata alla guerra di posizione e di resistenza -collaborazione, abbandoni un conflitto a bassa intensità? Lo ha fatto costretto da una sconfitta militare?

Qui l’autore può permettersi – visto che conosce lo sviluppo successivo degli eventi – di azzardare ipotesi e congetture. Mettere insieme indizi e prove. Indicare cause che in quei lontani momenti della storia non si avvertono nella loro grandezza o gravità.

Ospitone fu guerriero, pastore, capo federatore, abile diplomatico, figlio del suo tempo che non viveva in una bolla temporale e di isolamento. Scelse la pace perché costretto da un estenuante blocco commerciale di transumanze, impedite e disperse dalle occhiute guarnigioni di soldati limitanei alloggiate nelle rocche bizantine sull’invisibile frontiera. Da una parte i monti e i suoi figli, dall’altra la pianura con le sue esigenze commerciali e le popolazioni romanizzate. Si fece rispettare, trattò non da vinto e operò per la pace. La conversione non è frutto dunque di un’improvisa folgorazione sulla via di Carales, ma un ponderato calcolo.

A Ollolai tutto parla – da sempre – di Ospitone. Hospiton – come lo chiamava Gregorio il Grande – era il capo di un vastissimo territorio e di innumerevoli popoli, tribù, clan, famiglie. Che vivevamo una vita complicata ed estrema ma non isolata dal mondo. Che dialogavano e commerciavano, influenzati dalla società dell’epoca dalla quale traevano vantaggi e ne subivano il fascino.

Ospitone collaborazionista? Vittima dell’omologazione e della globalizzazione dell’epoca? Per chi vive nel mito romantico dell’eroe contro, Ospitone – come qualsiasi persona cha raggiunge un’intesa in determinate fasi storiche col nemico – è sempre un peccato mortale. Ma probabilmente il condottiero di Alalè aveva ben altre preoccupazioni. La salvezza del suo popolo.

Come siano andate le cose dopo la pace, dal romanzo storico possono arrivare nuove risposte per avvicinarsi alla risoluzione di un mistero. Ma questo sarà compito del seguito di Hospiton.

Torniamo a Ollolai. Che ha voluto riconoscermi la sua vicinanza – come autore – conferendomi la cittadinanza onoraria. Un’emozione e un grande onore. Un carico di responsabilità che è quello di riuscire ad esserne degno di questa comunità rispettabile e operosa di persone, storie e natura. Il consiglio comunale ha votato questo riconoscimento, su proposta della giunta comunale (quasi tutta al femminile) e del suo sindaco, Efisio Arbau. Uno di quei sindaci capaci e tenaci, sempre attivi e disponibili, che operano con sacrificio e intelligenza nelle zone interne della nostra isola. Capaci di ideare e mettere in campo opere e azioni. E che si rimboccano le maniche senza tante storie. Arbau la mattina di sabato – primo giorno di cortes apertas – l’ho trovato che spazzava le scale del municipio.

Ollolai per me è Sa punta Manna, San Basilio, Sa punta ‘e Mareddu, le strade scoscese, un paese “alpino tra le prealpi del Gennargentu” come lo definì Remo Branca. Di case di granito e fatica di pastori. Comunità – come tutte quelle barbaricine – accogliente ma che pretende attenzione e rispetto. Misurata e sobria, non spreca l’affetto per chi non entra in sintonia con i lunghi silenzi, gli sguardi che parlano da soli, i gesti semplici. Ringrazio per le motivazioni della cittadinanza onoraria che mi è stata concessa: “profonda e sentita attenzione per la storia Sarda. In particolare per il risalto dato ad Alalè-Ollolai e al suo illustre condottiero Ospitone nel romanzo storico Hospiton”.

Ospitone comunque – nonostante il pigro oblio di tanti nell’isola – da tempo è diventato patrimonio di tutta la Sardegna e dei Sardi.

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