di Vindice Lecis
“E’ in atto nel Paese una svolta a destra, risultato della crisi e delle scelte compiute dai governi di centro destra e centro sinistra, che hanno spinto milioni di italiani a rivendicare poltiche diverse da quelle europee. Lo hanno fatto in mancanza di alternative chiare. Ma sono certo che questo governo inedito non realizzerà quanto promesso sul lavoro, previdenza e tassazione”.
Mauro Alboresi è stato appena rieletto segretario nazionale del Partito comunista italiano che a Orvieto ha tenuto il suo primo congresso, dopo l’assemblea costituente del 2016 a Bologna. Un compito immane, viste le forze in campo, attende i comunisti anche perché proporre politiche alternative è faticoso, anzitutto per scrollarsi di dosso l’accusa di complicità appiccicata alla sinistra con le scelte più infamanti e nefaste della storia repubblicana su lavoro, scuola, compressione dei diritti, cessione di sovranità all’Ue della finanza col pareggio di bilancio.
– Lei è stato rieletto segretario di un partito che rivendica con orgoglio le radici nella storia del comunismo italiano e del Pci.
“Certo, perché in Italia c’è bisogno dei comunisti e quella mancanza, quel vuoto, si è sentito. La situazione è peggiorata per i cittadini, i lavoratori e i ceti deboli da quando manca un partito che rappresentava nel suo insieme il blocco sociale del lavoro. Di questo abbiamo discusso nel nostro congresso che è stato un ulteriore momento di confronto e di spinta in avanti per ricostruire una grande forza comunista italiana. Al Paese serve un vero cambio di passo, un’altra agenda per l’Europa e l’Italia”.
– Come giudica questo governo Lega-M5S?
“Si tratta di un esecutivo inedito, il risultato della crisi e delle risposte sbagliate e nefaste dei governi di centro destra e centro sinistra. In questo quadro sono estremamente preoccupanti le pulsioni xenofobe e razziste, e non vediamo all’orizzonte la capacità di costruire nuove priorità, quelle che servono davvero.”
– Sull’immigrazione senza controlli e senza politiche di accoglienza la Lega ha raccolto consensi.
“Certo, ma non c’è un’emergenza migranti come ce la raccontano. I dati anche recenti lo confermano e disegnano altre rotte, altre srade in Europa”.
– Non c’è solo Salvini, anche se non sembra, al governo. Che ne pensa delle idee dei Cinquestelle sul lavoro e l’economia?
“Verrà dimostrato che il governo non riuscirà a mantenere le promesse fatte sulla riscrittura del diritto del lavoro, ad esempio. Lo stesso decreto dignità è un pannicello caldo e si fermeranno qui. Con il pericolo di rimettere in pista i voucher, che rappresenterebbe un grande passo indietro”.
– Il governo sogna la flat-tax. E’ utile?
“Alle sole imprese, a chi ha già molto mentre danneggia gli strati popolari e i redditi più bassi. La flat-tax va in senso opposto a uno sviluppo equilibrato ed equo, agevola solo le imprese e incrementa la polarizzazione tra chi ha e chi vive in gravi difficoltà”.
– Che cosa servirebbe invece?
“Una politica dei redditi capace di rilanciare la domanda interna. Senza illudersi su riprese che non esistono. Che cosa succederà, ad esempio, quando la Bce smetterà di acquistare i titoli di Stato? Draghi da una parte ammette che la crisi non è ancora alle spalle e che la ripresa si è arenata, ma allo stesso tempo rilancia la necessità di riforme. Ma quali, se il paese ha già pagato e duramente, la loro austerità. Nel 2019 è prevista una crescita inferiore. Si conferma che la lunga stagnazione non è congiunturale ma una vera grande crisi strutturale”.
-Tuttavia la reazione popolare è debole, insufficiente.
“In realtà ci sono comunque segnali di mobiltazione, di lotte contro le politihe imperanti.Certo non all’altezza dello scontro. D’altra parte occorre comprendere e capire meglio perché larghe masse hanno scelto M5S e anche Lega come punto di riferimento e come una risposta disperata alla crisi. Il problema è perché in Italia manca ancora di un’alternativa politica fondato su quel riferimento di rappresentanza del mondo del lavoro. La delusione per quanto fatto in Europa e in Italia dal centro sinistra è enorme: politiche liberiste feroci che hanno lasciato un segno profondo”.
– Voi comunisti che cosa proponete?
“Ricostruire una coscienza di sé delle masse lavoratrici e dei ceti disagiati, una nuova coscienza di classe. Vogliamo sfidare il governo a fare ciò che ha promesso sul lavoro, il welfare, la politica economica. Ad esempio, che fine ha fatto l’idea di una banca di investimenti pubblici? Non ne patrlano già più”.
– Il Pci è contro l’Europa?
“Siamo contro questa Europa che non è quella immaginata: non è un’Europa dei popoli, né della pace o sociale. Ma un’Unione finanziaria costruita attorno a una moneta che ne è oggettivamente il collante”.
– Fuori dunque da questa Ue?
“Un momento: noi comunisti diciamo che siamo all’opposizione delle politiche dell’Unione europea ma non vogliamo rinchiuderci in un’ottica nazionalista, tipica della destra o in un generico sovranismo. Vogliamo un’Europa dall’Atlantico agli Urali, aperta e sociale, votata alla pace e chiusa ai conflitti che provoca essa stessa”.
– Eppure gli estremisti europeisti puntano a cancellare le dimensioni nazionali.
“A loro contrapponiamo un fermo no a nuove cessioni di sovranità. Questa Europa è stata la garante e la protagonista di politiche di devastazione sociale e di compressione dei diritti. Noi vogliamo rimettere in discussione il pareggio di bilancio, vero cancro e pietra tombale per gli investimenti pubblici”.
– Siete favorevoli a un esercito comune europeo?
“Nettamente contrari”.
– Che cosa fare della Nato?
“Il Pci è per l’uscita immediata dell’Italia dalla Nato”.
– Siete stati tra i soggetti costitutivi di Potere al Popolo. Cambia qualcosa dopo il pessimo risultato elettorale?
“Certo, ma sottolineo che il voto del 4 marzo, confermato dalle successive elezioni amministratrive, ci dice come il cosiddetto campo largo della sinistra non ha ottenuto risultati positivi e anzi è stato segnato dall’irrilevanza”.
– Anche perché il blocco sociale un tempo roccaforte della sinistra ha preso altre strade.
“Ha fatto altre scelte perché fortemente deluso e ferito dalle politiche del centro sinistra. E noi, pur non avendo responsabiluità, non siamo stati visti come alternativa e milioni di elettori, anche di sinistra, hanno scommesso su un cambiamento proposto da M5S”.
– Potere al Popolo è stata un’alleanza inadeguata?
“Era una lista plurale con dentro forze comuniste e anticapitaliste ma non ci aspettavamo un risultato migliore, per molti motivi anche organizzativi. Oggi bisogna ragionare sulla scomposizione la ricomposizione della sinistra italiana. Noi, per prima cosa abbiamo deciso di ricostruire il Pci. Senza i comunisti che sinistra puà essere? Noi vogliamo essere in campo pienamente”.
– Ma Potere al popolo da cartello unitario si va configurando come un soggetto politico, un nuovo partito o partitino.
“Pap ha deciso di fare questa scelta. Noi non siamo d’accordo a ridurre gli spazi di autonomia delle singole formazioni. Con grande rispetto per quella scelta, abbiamo deciso che non ci stiamo e che non faremo parte di quel progetto. Questo non significa che non continueremo a dialogare unitariamente con quei compagni e a costruire convergenze. Ma l’autonomia del Pci non si tocca e andremo avanti”.
– Il Pci di oggi si riconosce nella storia del Partito comunista italiano sciolto ormai 27 anni fa?
“Il Pci ha rappresentato la storia migliore dell’Italia repubblicana e del comunismo internazionale. Ci rifacciamo certamente a quella storia dei comunisti italiani. Una vicenda, da Gramsci sino a Berlinguer, riassunta nella via italiana al socialismo che consideriamo ancora attuale. Quando si parla dell’unità dei comunisti, di confluire in un unico partito, non dobbiamo scordare che a quella grande storia dobbiamo rifarci e a quelle scelte. E non ad altre”.
– Sono imminenti tornate elettorali amministrative. Quale sarà posizione dei comunisti sulle alleanze?
“Privilegiamo un processo unitario tra forze affini, quelle comuniste anzitutto ma anche con le altre forze di sinistra su programmi chiari e di vero rinnovamento. Vogliamo l’alternativa al sistema di potere costruito in questi anni e, per questo, diciamo un chiaro e deciso no ad alleanze col Pd o a riedizioni del centro sinistra. Che è il problema vero ed è la causa dei nostri mali di oggi”.
Be the first to comment on "Alboresi: basta con la sinistra compromessa, ricostruire il Pci per tornare a rappresentare il mondo del lavoro"