Uccisi da crumiri, morti sul lavoro, nuova guerra fredda: l’aria che tira fa schifo

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di Vindice Lecis

Adil Belakhdim, un sindacalista Si Cobas è stato ucciso  nel Novarese da un camion che ha “sfondato” il picchetto della manifestazione alla quale partecipava il lavoratore . Il camionista lo ha investito  trascinando il corpo per oltre venti metri. Adil aveva 37 anni, lascia una moglie e due figli piccoli. Un fatto di una gravità enorme che conferma non solo l’imbarbarimento del Paese ma anche il clima creato da  molte aziende  intenzionate a spazzare ogni ostacolo davanti al dio del profitto.

Ha 16 anni, è studente. Ora lotta per la vita in ospedale dopo essere precipitato da un’altezza di cinque metri mentre si trovava sul “posto di lavoro” in provincia di Brescia a bordo del braccio meccanico di un furgone. E’ uno degli studenti che partecipano all’orrenda alternanza scuola-lavoro che significa sfruttamento legalizzato. Il ragazzo non doveva essere in quel luogo. Costretto a una scelta innaturale e schiava del profitto.

Una strage di lavoratori e lavoratrici. Nel decennio 2009-2019 sono state 17 mila le persone uccise sul posto di lavoro. Per l’Inail i casi mortali sono 1.270, 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019 (+16,6%). Nel primo quadrimestre del 2021 i morti sul lavoro sono aumentati ancora, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (dati sottostimati ). Muoiono oltre cento lavoratori al mese a cui devono essere aggiunte le decine di migliaia di morti per malattie professionali e ambientali: solo per amianto seimila ogni anno, ovvero sedici ogni giorno.

Il presidente del Consiglio Draghi, celebre banchiere di Goldman Sachs prima di presiedere la Bce, diventa una delle punta di lancia del neo atlantismo del nuovo presidente Usa. L’Italia “convintamente europeista e atlantista” sposa la linea della “nuova guerra fredda” contro Cina e Russia. Una concezione subalterna, distante dagli interessi europei, succube invece di quelli statunitensi.

Lo stesso Draghi reduce dal G7 e tolto l’elmetto, ha chiamato a Palazzo Chigi un pool di esperti economici per controllare, vigilare e magari indirizzare i fondi europei. Si tratta in gran parte di personaggi di formazione liberale e di ispirazione ferocemente ultraliberista. Al Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica andranno ad esempio Carlo Stagnaro direttore ricerca del pensatoio liberista Bruno Leoni e Riccardo Puglisi, altro esponente del fronte sempre avverso all’intervento pubblico in economia. Due personaggi che hanno trascorso la loro esistenza a infangare la spesa pubblica (sanità, scuola in primis). “E’ come far fare il sommelier ad un astemio” ha detto il vicesegretario piddino Peppe Provenzano, accolto dal silenzio del suo partito e alleati.

Partito unico dell’informazione. Se si escludono due organi di stampa (Manifesto e Fatto) tutto il sistema dell’informazione – da quello Fiat di Stampubblica alla galassia del rancore della destra sino ai quotidiani locali di Caltagirone e non solo – sono allineati in un coro assordante a sostegno del governo. Attorno alla figura del presidente del consiglio, spesso silente o impegnato in mediazioni al massimo ribasso come per la questione dei licenziamenti, è stata costruita una bolla di intangibilità, edificato un monumento all’infallibilità. In parlamento c’è una finta opposizione di destra e nessuna voce da sinistra, se non quella flebile (e quando c’è non viene registrata) fuori dalle aule parlamentari. Un regime in nome dello stato di necessità dove le élite dominanti stanno finendo di regolare i conti con l’esercito rassegnato delle classi subalterne.

E’ sempre più in funzione il meccanismo perverso che genera profitto e ricchezza per pochi sulle spalle di molti. Un meccanismo che ha dimostrato la sua fragilità durante la pandemia e che ora viene riproposto con maggiore e determinata ferocia.

 

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